Sono nata nel 1976 a Milano e cresciuta a Melegnano. Da bambina avevo difficoltà a concentrarmi e non brillavo negli studi. Le suore domenicane da cui studiavo mi dicevano che avevo il potenziale e che, se avessi voluto, avrei potuto fare di più. Quella frase mi faceva l’effetto di un premio riservato a me, ma che per qualche motivo si trovava chiuso sotto chiave, in un armadietto della scuola.
Visti i miei risultati scolastici, al termine delle medie mi hanno consigliato un istituto tecnico e mi sono iscritta a Ragioneria. Dopo cinque anni noiosissimi ho deviato sugli studi umanistici per laurearmi in Filosofia.
Durante l’università mi sono trasferita a Milano e ho fatto diversi lavori: educatrice in ambito no profit, dattilografa, tutor, commessa, segretaria.
Ho seguito un corso in sceneggiatura presso Scuole Civiche di Milano e ho poi trovato una stabilità lavorativa nelle Risorse Umane, in particolare come cacciatrice di teste e addetta alla selezione del personale, lavorando sia in consulenza che presso aziende come L’Oréal Italia, specializzandomi nelle ricerche sul web e sulle tecniche di colloquio. Ho frequentato inoltre un corso in professioni digitali presso il Sole24Ore, un po’ per aggiornamento professionale, un po’ per cercare di capire meglio le potenzialità e i condizionamenti del digitale.
Complice anche la crisi che in diversi momenti ha colpito il mondo del lavoro e delle assunzioni, non sempre ho conservato la continuità professionale in cui speravo.
Per un periodo sono anche tornata al mio primo amore, quello per il no profit: ho partecipato all’orientamento dei volontari per Expo 2015 e alla realizzazione del progetto “Case delle Associazioni e del Volontariato” del Comune di Milano con Ciessevi.
Attualmente ho scelto di concentrarmi sulla scrittura e ho accettato un impiego part-time come assistente di un piccolo studio di ingegneria.
Vivo a Milano con mio marito, mia figlia e una gatta. Credo nel piacere dei momenti trascorsi con i familiari e gli amici, e nell’importanza di perdersi dentro a un libro o in un museo.
Qualche volta ripenso al mio premio chiuso in quel famigerato armadietto e mi domando dove fosse andata a finire la chiave. Immagino di poterlo finalmente aprire, dopo tanto tempo, e di scoprire che il premio si è trasformato in qualcosa di spaventoso. Credo che prima o poi ci scriverò su un racconto.